L'Africa e la nascita del mondo moderno by Howard W. French

L'Africa e la nascita del mondo moderno by Howard W. French

autore:Howard W. French [French, Howard W.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-06-09T12:00:00+00:00


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Scambi oculati e peccaminosi

Se è facile comprendere, sul piano pratico, perché diverse nazioni europee si siano lanciate senza remore nella spartizione degli africani nel XVII secolo, dover accettare le decisioni morali ed etiche che vi soggiacevano metterà per sempre a disagio l’umanità. La scabrosa questione della civilizzazione occidentale si accompagna a un altro inspiegabile enigma: perché gli africani furono così pronti a dedicarsi a un commercio che, almeno con il senno di poi, sarebbe stato chiaramente dannoso, oltre che per l’intero continente, proprio per quelle regioni in cui la tratta degli schiavi fu più intensa e longeva?

Benché le caratteristiche del commercio di esseri umani variassero da regione a regione, alcuni elementi erano comuni ovunque. Il primo è l’esistenza di una precedente e spesso lunga storia di schiavitù interna alle stesse società africane. In tempi premoderni, come avveniva in tutte le società del mondo, anche in Africa gli schiavi venivano sequestrati ai rivali sconfitti in battaglia e considerati un bottino politico. È ampiamente documentata anche l’usanza di catturare o acquistare schiavi per scopi prettamente economici, ossia per utilizzarli come forza lavoro. Nel XVI secolo ciò accadeva, per esempio, sia nell’impero Songhai sia nel Congo, dove gli schiavi lavoravano nelle grandi tenute agricole di proprietà della famiglia reale e delle élite che le gravitavano intorno.1 Altrettanto accadeva nella Costa d’Oro, dove gli schiavi venivano impiegati come facchini nelle rotte commerciali su lunga distanza, per il trasporto dell’oro e dell’avorio verso la costa e delle merci importate verso l’entroterra. Come abbiamo visto, la diffusione della mosca tse-tse nell’Africa occidentale costiera e il letale parassita del genere Trypanosoma di cui essa era vettore falcidiavano le bestie da soma della regione, impedendone l’utilizzo per il trasporto delle merci.

Quando gli europei si riversarono sulla Costa d’Oro alla ricerca del metallo da cui la regione prendeva il nome, la domanda di oro all’estero a un certo punto superò l’offerta, che toccò l’apice non più tardi del 1680, per poi decrescere gradualmente.2 Ma quando tale cambiamento nella tendenza delle esportazioni si verificò, le élite locali, gli abirempon, avevano già da tempo sviluppato gusti particolari per le raffinatezze straniere. Queste ultime costituivano la base sia della loro ricchezza economica sia della loro posizione sociale.3

Determinati a tenersi stretto l’approvvigionamento di tessuti esteri, perline e fini porcellane veneziane, seta, manufatti e armi in numero sempre crescente, gli stessi africani che vivevano lungo la costa giunsero a capire che quanto gli europei desideravano più di ogni altra cosa erano i neri. E nella maggior parte dei casi, fintanto che i prigionieri provenivano dagli stati rivali confinanti, i leader delle tumultuose società lungo la costa non provavano alcun rimorso nel venderli.

Per poter comprendere bene, è necessario considerare che in un’epoca in cui erano pochi gli africani ad aver fatto ritorno dall’Europa, e in cui quasi nessuno immaginava a quali scopi venissero destinati gli africani nel Nuovo Mondo, non esisteva un vero e proprio senso comune d’identità africana. Per questo motivo, non c’è ragione di supporre che esistesse un senso comune di solidarietà intrafricana,



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